Unione Europea: “Serve tracciabilità di cani e gatti”

microchip

Uno studio condotto a livello europeo evidenzia le gravi carenze in materia di protezione degli animali da affezione e la necessità di registrare tutti i cani e i gatti che popolano l’Europa. La Lega del Cane, in un comunicato, auspica che vengano prese misure efficaci per garantire la tutela degli amici a quattro zampe.

Il 12 novembre scorso si è svolta la seconda Conferenza Europea sul benessere di cani e gatti, incentrata sugli allevamenti commerciali e sul commercio di questi animali in Europa. All’evento hanno partecipato i rappresentanti di tutte le istituzioni europee, i ministri nazionali, i servizi veterinari, le associazioni di allevatori e alcune organizzazioni non governative.

Durante la Conferenza sono stati presentati i primi risultati dello studio condotto in dodici Stati Membri dell’Unione Europea, da cui è emerso che il commercio di cani e gatti crea un giro d’affari annuale di circa 1,3 miliardi di euro. Il dato sorprendente è che solo il 13% degli animali comprati e venduti proviene da allevamenti professionali e riconosciuti. Molti stati europei, tra cui Polonia, Romania, Slovacchia, Ungheria e Spagna, non hanno nemmeno una definizione legale di allevatore.

Tutti i relatori hanno sottolineato la mancanza di tracciabilità dei cani e gatti nell’UE. Situazione che porta a pratiche commerciali scorrette e a maltrattamenti, specialmente con il boom del commercio online di animali da compagnia. In particolare, gran parte dei relatori sono stati concordi nel sostenere che l’identificazione e la registrazione di tutti i cani e i gatti europei sia l’unico modo per porre fine alle loro sofferenze causate dal traffico illegale.

“Questo studio conferma quello che affermiamo e cerchiamo di combattere da anni – commenta Piera Rosati, presidente di Lega Nazionale per la Difesa del Cane – La tracciabilità attraverso i confini nazionali è una misura essenziale per evitare sofferenze agli animali e il traffico illecito di cani e gatti di cui spesso di perdono le tracce e che vanno a finire in pessime mani. L’Italia su questo è avanti rispetto a molte altre nazioni, grazie all’obbligatorietà di registrare il proprio cane tramite il microchip ma, alle porte del 2016, è necessario che tutti gli altri Stati si adeguino e soprattutto che si crei un database unificato per garantire controlli più rapidi ed efficaci. Auspichiamo che la UE continui su questa strada e segua il suggerimento del parlamentare europeo polacco, destinando fondi per la protezione degli animali, la promozione delle adozioni e la sterilizzazione”.

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