Vittime e carnefici. Dalla Valle dietro le sbarre della comunicazione canina

A pochi giorni dall’uscita del suo nuovo libro, abbiamo incontrato l’educatore cinofilo Simone Dalla Valle al canile ENPA di Voghera. “Come parla il tuo cane. E come tu puoi parlare con lui” questo sarà il titolo, e infatti tutto parte dalla comunicazione: questa sconosciuta.

Già, perché chi pensa che comunicare con le persone significhi urlare e far prevalere il proprio pensiero sugli altri si sbaglia. Proprio come si sbaglia (e di grosso) chi pensa che saper comunicare col proprio cane significhi solo farsi obbedire, fargli fare quello che vogliamo noi.
“Quella è intimidazione, è prenderlo in giro con un bocconcino o con un giocattolo… ma non è comunicare, che invece significa condividere uno stesso codice e comprendersi a vicenda. Significa capire quando un cane è felice o a disagio, stressato o spaventato, quando vuole abbandonare una situazione o quando è appagato”.

E non è un caso che questa intervista abbia luogo proprio in un canile, in questo che in particolare spicca per essere una struttura gestita il maniera moderna, attenta e lungimirante. Una realtà d’eccellenza dove Dalla Valle è stato chiamato a collaborare per dare un punto di riferimento alle famiglie adottanti e soprattutto per fare formazione ai volontari che operano al suo interno, con grosse responsabilità. Una figura che non sempre è presente nelle strutture, dove spesso ci si affida solo a consigli improvvisati e, nella maggior parte dei casi, anche dannosi. “Un esempio su tutti, la maggior parte delle persone crede che un cane scodinzoli quando è contento; invece un cane scodinzola quando è eccitato e quindi anche prima di attaccare. Basta questo per far capire quanto poco sappiamo realmente sui nostri amici a quattro zampe, e quanto possano essere pericolose queste conoscenze superficiali”.

“Ho voluto dedicare il mio secondo libro alla comunicazione perché ritengo che troppo spesso tra cane e proprietario ci siano delle vere e proprie incomprensioni, dei misunderstanding o fraintendimenti che ricadono sul cane, che non viene capito nel momento in cui chiede aiuto o esprime un disagio. Purtroppo questa ‘rottura’ nel rapporto col suo padrone può far scaturire dei comportamenti che vengono percepiti come minacciosi o intimidatori, e da qui poi la scelta di abbandonarlo in canile”.

“Questo è il motivo per cui io dico sempre che il canile è una prigione basata su un controsenso: gli innocenti in gabbia e i colpevoli a piede libero”.

“Nel libro affronto questo importante tema in un capitolo ad hoc dedicato alle più frequenti incomprensioni che avvengono tra cani e proprietari. Una serie di luoghi comuni diffusi e consolidati, tutti sfatati uno per uno. A questo serve il mio libro, a diffondere in maniera accessibile e semplice una corretta educazione e gestione del cane”.

Il libro è arricchito anche da numerose foto (più di duecento!) scattate ad hoc da Luca Spennacchio, che oltre ad essere un bravissimo fotografo è anche un educatore cinofilo (ed ha firmato un saggio finale). L’unione dei nostri due contributi ha dato vita a una sezione nel libro completamente inedita, che rappresenta dialoghi fra cani attraverso sequenze fotografiche che immortalano e fissano atteggiamenti e cambiamenti (che in un video sarebbero impercettibili) dei cani in diverse situazioni”.

“E sempre parlando di comunicazione, un suggerimento-critica che faccio al mondo dei canili e degli animalisti è quello di smetterla col pietismo: cioè a convincere le persone a venire in canile perché questi cani sono poveretti, tristi, e l’unica cosa che hanno bisogno è l’amore. Questa è una bugia enorme che fa il male dei cani. Loro non hanno bisogno solo dell’amore, ma di tante cose, e noi dobbiamo avere giusta coscienza e conoscenza di quali sono per renderli felici”.

“Inoltre, bisogna modificare i modo in cui viene percepito il canile all’interno della società, non è un lazzaretto alle porte della città, isolato e chiuso, ma andrebbe integrato nella comunità. Non deve essere un centro di reclusione ma di riabilitazione, altrimenti è semplicemente fallimentare. Non deve essere un punto di arrivo, ma di ripartenza e questo è possibile solo se le persone hanno le competenze per aiutare il cane a ritrovare il loro benessere per innalzare l’indice di adottabilità. E questo è il lavoro che stiamo facendo qui al canile Enpa di Voghera: è necessaria una collaborazione fra educatori e volontari con l’obiettivo comune di far star bene i cani, renderli equilibrati e felici”.

Fare cultura del cane, attraverso libri, incontri, seminari e televisione. Simone è conosciuto al grande pubblico per la fortunatissima serie Missione Cuccioli andata in onda per ben cinque stagioni su DeA Kids, canale 601 di Sky.

federica@vanitypets.it

2 Commenti