In un video le nuove vite dei cuccioli di Luce e un messaggio al Parlamento

video cuccioli luce

A circa tre mesi da quel drammatico inizio, gli otto piccoli sopravvissuti ai primi, difficili, giorni sono tutti in buona salute, adottati da famiglie che li adorano, come documenta il video diffuso oggi dalla Lega Italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente.

“Avevamo promesso a Luce di salvare almeno i suoi cuccioli – afferma l’ex ministro Michela Vittoria Brambilla, presidente dell’Intergruppo parlamentare per i diritti degli animali oggi sono felice di dire che ce l’abbiamo fatta”.

Artù ha trovato casa a Milano, Daisy a Rho, Fiocco e Birichino a Calolziocorte, Kira a Olgiate Molgora, Lara a Lecco, Holly a Pantigliate e Alissa vive con l’on. Brambilla e la sua famiglia a Calolziocorte. “L’ho tenuta io perché era la più piccola e la più gracile. Con mia figlia Stella è stato amore a prima vista. Ora Alissa è un’irresistibile palla di pelo che rosicchia ciò che le capita a tiro. Ma di tutti i figli di Luce, dal manto per lo più candido come quello della madre, possiamo dire che sono un inno alla vita, che vederli giocare mette allegria e riempie il cuore di speranza”.

Salvando i figli di Luce e trovando loro una nuova casa, la Leidaa ha potuto saldare solo in parte il debito contratto con questa madre coraggio non umana, vittima dell’umana crudeltà. “Lo salderemo veramente solo quando il Parlamento deciderà di inasprire le pene a carico di chi infierisce contro gli animali, i più deboli tra i deboli, gli ultimi tra gli ultimi”.

A tale scopo è stata depositata una proposta di legge, organica, dettagliata, frutto dell’esperienza accumulata sul campo in decenni di militanza animalista, che ha già raccolto sostegno bipartisan. Non ci sono più alibi: chi maltratta e uccide gli animali dev’essere punito più severamente.

“Il Parlamento approvi la mia proposta di legge, che, tra le altre cose, aumenta, rispettivamente fino a cinque e sei anni, le pene per il maltrattamento e l’uccisione di animali, fa diventare “delitti” in senso tecnico le condotte di detenzione in condizioni “insopportabili”, quella dell’abbandono e l’uccisione di esemplari di specie protette, punita anch’essa con sei anni di reclusione. Chiarisce inoltre, una volta per tutte, che la “tenuità del fatto” prevista dall’articolo 131-bis del Codice penale non è applicabile ai reati contro gli animali”.

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