Il processo a Green Hill arriva in Cassazione, oggi la sentenza

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La vicenda giudiziaria di Green Hill – l’allevamento di cani Beagle per la sperimentazione a Montichiari, in provincia di Brescia – giunge al suo terzo grado di giudizio: oggi i giudici della Cassazione si esprimeranno sul ricorso presentato dagli avvocati degli imputati. Nel 2012 l’allevamento venne denunciato e i 2636 cani furono sequestrati.

In conseguenza dei due processi condotti dal Tribunale di Brescia, i vertici dell’Allevamento di Beagle sono stati condannati per “maltrattamenti e uccisioni senza necessità”, sia in primo grado sia in Appello, alla pena di 1 anno e 6 mesi di reclusione per il Medico Veterinario Renzo Graziosi e il co-gestore di “Green Hill 2001” Ghislaine Rondot, mentre il direttore dell’allevamento, Roberto Bravi, è stato condannato a 1 anno e al risarcimento delle spese. Per i condannati, inoltre, attività sospesa per due anni e confisca dei cani.

La multinazionale Marshall, attraverso una nota, ha fatto sapere che “Green Hill, rispettando il lavoro della magistratura a cui ribadisce totale fiducia, conferma l’estraneità alle accuse che, si ricorda, non fanno riferimento a maltrattamenti comunemente intesi come hanno volutamente fatto intendere alcune campagne animaliste, ma riguardano comportamenti e azioni messe in essere non conformi alle caratteristiche etologiche dei cani di razza Beagle”.

La Lav, che si è costituita parte civile nel processo, ha invece “piena fiducia nel rigore morale dei Giudici della Suprema Corte chiamata a regolare e uniformare l’interpretazione giurisprudenziale del diritto, per garantire la perfetta osservanza e la puntuale applicazione della legge da parte degli organi giurisdizionali. Certi della solidità delle prove a carico degli imputati, della rigorosa e scrupolosa interpretazione delle norme di riferimento, auspichiamo che la Corte di Cassazione voglia dichiarare l’inammissibilità e/o comunque respingere il ricorso proposto, confermando la sentenza impugnata in ogni sua parte”.

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