Green Hill: arriva la condanna e i Beagle restano con gli affidatari

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E’ arrivata poco dopo le 9 di questa stamattina, venerdì 23 gennaio, la sentenza del processo Green Hill davanti alla prima sezione del Tribunale di Brescia.

Renzo Graziosi, veterinario dell’allevamento e Ghislane Rondot, co-gestore di “Green Hill 2001”, sono stati entrambi condannati a 1 anno e 6 mesi. Roberto Bravi, direttore dell’allevamento, invece, è stato condannato a un anno più risarcimento delle spese. Le accuse sono di maltrattamento e di uccisione di animali. Sospensione dalle attività per due anni per i condannati. Assolto Bernard Gotti, co-gestore di “Green Hill 2001”, “per non aver commesso il fatto”.

I circa 3 mila Beagle sono stati confiscati: dunque, possono rimanere nelle case degli affidatari. Per legge, inoltre, Green Hill non potrà comunque riaprire perché il decreto legislativo 26/2014, approvato alcuni mesi fa, vieta l’allevamento di cani, gatti e primati destinati ad esperimenti.

“La sentenza di condanna di Green Hill è un riconoscimento a tutte e tutti coloro che in tanti anni hanno partecipato a manifestazioni a Montichiari e in tante altre parti d’Italia e del mondo, hanno digiunato, firmato petizioni, realizzato inchieste giornalistiche, presentato denunce, scavalcato barriere fisiche e ideologiche che difendevano l’indifendibile – ha commentato Gianluca Felicetti, presidente Lav – A Green Hill essere uccisi era un lusso perché i cani venivano semplicemente lasciati morire: non vi era nessun interesse a curare i cani malati”.

Il bilancio delle vittime è altissimo: tra il 2008 e il 2012 sarebbero deceduti 6023 Beagle tra indicibili sofferenze, di cui una quarantina sarebbero stati uccisi senza una reale necessità. Un unico veterinario si occupava dei cani e il comportamento dei veterinari Asl, che andavano a controllare la struttura, era evidentemente doloso.

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