Avevano liberato i cani di Green Hill, animalisti condannati

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Si è concluso ieri con la condanna di 12 dei 13 attivisti imputati a vario titolo per furto, rapina, lesioni e resistenza al pubblico ufficiale per aver salvato più di una sessantina di cani Beagle dall’allevamento per la vivisezione Green Hill a Montichiari (Brescia) il 28 aprile 2012.

titolari dell’allevamento e il medico veterinario di Green Hill erano stati condannati il 23 gennaio 2015 per i reati di uccisione e maltrattamento e l’allevamento ha poi definitivamente chiuso anche a seguito dell’approvazione della nuova normativa sulla sperimentazione animale che vieta allevamenti di cani per la sperimentazione.

La difesa degli attivisti in questo processo, invece, ha contestato fino in fondo che potessero essere ritenuti colpevoli coloro che hanno liberato animali allevati in una struttura in cui è stato successivamente accertato, dallo stesso Tribunale, il maltrattamento e la morte, sottolineando la titolarità in capo all’animale di posizioni giuridiche tutelate dal diritto e l’impossibilità di considerare la vita di un animale al pari di un bene mobile oggetto di furto ed invocando, comunque, la legittima difesa dei ragazzi nell’interesse degli animali.

Eppure il giudice del Tribunale di Brescia ha condannato gli imputati e le pene inflitte vanno dagli 8 gli 11 mesi. “Seppur rispettiamo quelle che sono le decisioni dell’Autorità giudiziaria – ha commentato la Lav –  riteniamo che questa sentenza vada a confliggere con il riconoscimento dell’animale quale soggetto, essere senziente e non res, e la conseguenza che gli attivisti coinvolti non hanno assolutamente rubato qualcosa ma piuttosto salvato vite animali da maltrattamenti e uccisioni, come poi confermato successivamente dallo stesso Tribunale di Brescia con la storica sentenza di condanna per l’azienda del 23 gennaio scorso”

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