Anche Fido ha una coscienza, basta stimolarla correttamente

cane coscienza

I cani non si riconoscono allo specchio. Per forza, loro “vedono” con il naso, non con gli occhi. Partendo da questa prospettiva specie-specifica, il professor Roberto Cazzolla Gatti avrebbe dimostrato che invece Fido sa benissimo chi è.

Il suo studio per la Tomsk State University in Russia è stato pubblicato qualche giorno fa su sulla rivista “Ethology, Ecology and Evolution” – col titolo mutuato dal romanzo di Lewis Carroll “Coscienza di sé: oltre lo specchio e quel che il cane vi trovò” – e pare essere davvero illuminante, rappresenterebbe addirittura “una rivoluzioni nel campo etologico dopo la scoperta dell’imprinting”.

Ma come ci è arrivato? Misurando la consapevolezza che il cane ha di se attraverso un altro percorso. Non ha sottoposto cioè i cani al classico “test dello specchio”, che valutata la consapevolezza che un soggetto ha di sè in base alla capacità di usare la propria immagine riflessa (ovvero di riconoscere un segno nuovo e inaspettato, di solito un puntino rosso, che compare su una parte del corpo). Si è al contrario avvalso dei veri occhi del cane, ossia del naso e della pipì.

All’interno di una recinzione il biologo ha posizionato dei campioni di urina contenenti l’odore di ognuno dei cani attenzionati, più un “campione bianco”, senza odori. I contenitori sono stati poi aperti e ogni cane è stato singolarmente introdotto all’interno della gabbia e lasciato libero di muoversi per 5 minuti. Da quel momento il tempo impiegato da ciascun cane ad annusare ogni campione è stato registrato.

“L’esame olfattivo di auto-riconoscimento – lo sniff test of self-recognition (STSR) – fornisce prove significative della consapevolezza di sé nei cani e può svolgere un ruolo fondamentale nel dimostrare che questa capacità non è una caratteristica specifica ma dipende dal modo in cui i ricercatori cercano di verificarla”.

Inoltre, lo studio mostra una correlazione tra l’età dei singoli cani e il tempo trascorso ad annusare i campioni di urina, risultato che supporta fortemente l’idea che la consapevolezza di sé aumenti con l’età.

“L’approccio innovativo per testare la consapevolezza di sé con un test olfattivo evidenzia la necessità di spostare il paradigma dell’idea antropocentrica di coscienza verso una prospettiva specie-specifica. D’ora in poi comunque, sarà più difficile stabilire, osservando il nostro cane, se in quel momento siamo noi che pensiamo a lui o è lui che pensa a noi”.

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