Il punto di vista: l’addestramento

addestramento

Alexandra Horowitz è una studiosa degli aspetti cognitivi delle menti degli esseri umani, rinoceronti, bonobo (scimmie con il Dna più simile all’uomo) e cani. Di seguito descrive l’approccio che gli addestratori hanno nei confronti dei cani.

I manuali sull’addestramento dei cani e quelli sul loro comportamento e la loro cognizione non hanno molto in comune. Gli addestratori adottano alcuni principi di base della psicologia e dell’etologia, con risultati a volte sensazionali, a volte disastrosi. Spesso l’addestramento si basa sul principio dell’ “apprendimento associativo”. Tutti gli animali, compresi gli esseri umani, comprendono con facilità le associazioni tra due eventi. L’apprendimento associativo sta alla base di alcune tecniche di condizionamento “funzionale”, in cui viene offerta una ricompensa (biscotto, attenzione, giocattolo, carezza) dopo il comportamento desiderato. Ripetendo più volte la combinazione, si può “modellare” nel cane un nuovo comportamento, che si tratti di farlo rotolare o stare a cuccia, o, per i più ambiziosi, fargli fare sci nautico.

Spesso però, le regole dell’addestramento e lo studio scientifico del cane sono in disaccordo. Per esempio, molti addestratori basano sull’analogia tra cane e lupo addomesticato le loro indicazioni su come dovremmo vedere e trattare i cani. Ma le analogie sono valide se è valida la fonte. In questo caso, gli scienziati sanno ben poco del comportamento naturale dei lupi, e quel poco che sanno contraddice i luoghi comuni usati a sostegno di tali analogie.

Inoltre, sebbene gli addestratori sostengano il contrario, ai loro metodi non è mai stata applicata una verifica scientifica. Nessun programma di addestramento è stato valutato mettendo a confronto i risultati di un gruppo sperimentale con un gruppo di controllo di condizioni identiche, a parte l’assenza di un programma di addestramento.

Le persone che si affidano ad un addestratore presentano spesso due insolite caratteristiche comuni: i loro cani sono meno “obbedienti” della media, e loro sono più motivati del padrone medio a cambiarne il comportamento. E’ assai probabile che, con questa somma di condizioni e qualche mese a disposizione, il cane adotti un comportamento diverso dopo l’addestramento, di qualunque tipo esso sia.

Per quanto entusiasmanti possano essere i risultati ottenuti, questi non dimostrano che il merito sia dell’addestramento. Potrebbe benissimo essere una felice coincidenza. O il risultato delle maggiori attenzioni ricevute dal cane durante il programma. O del naturale processo di maturazione del cane nel corso del programma. Potrebbe anche dipendere dal fatto che dal quartiere è sparito un cane prepotente. In altri termini: il successo potrebbe dipendere da decine di fattori concomitanti nella vita dell’animale. Solo una rigorosa valutazione scientifica consentirà di distinguere tra le diverse possibilità.

Ma la maggiore difficoltà è che l’addestramento di solito è ritagliato su misura a seconda del padrone: si tratta di far adattare il cane all’idea che il padrone ha del ruolo del suo animale, e di quello che intende fargli fare. Un obiettivo un po’ diverso da quello degli studiosi degli aspetti cognitivi, che al contrario osservano come il cane si comporta effettivamente, quello che si aspetta da noi e quello che di noi riesce a comprendere. 

valentina@vanitypets.it